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La Via della Seta

Il 27 agosto 2022 in occasione della visita degli amici grignois abbiamo organizzato una proiezione di immagini della via della seta , avvalendoci delle foto e commenti del professor André Guillemenot, tratte dai suoi numerosi viaggi con la cara moglie Monique verso la Cina.

La via della Seta, un mito la cui storia risale molto lontano nel tempo. In occidente si sa che la Cina produce un meraviglioso tessuto ma si ignora totalmente come viene fabbricato. Le spiegazioni più fantasiose abbondano; il filo si raccoglierebbe al mattino sulla rugiada di certi alberi…

Impossibile acquistare direttamente questa preziosa seta. Bisogna passare attraverso intermediari. La Persia garantiva un blocco per il commercio come pure l’Arabia. Una volta superato questo ostacolo ci si scontra con una barriera di montagne pericolose che soltanto le carovane di jack potevano oltrepassare. Uomini e cavalli non possono respirare a quell’altitudine e non si può nemmeno cucinare la carne. Più ad Est si finisce in un susseguirsi di deserti nei quali carovane intere di cammelli spariscono nelle tempeste di sabbia. Più a Nord, allo stesso modo, il passaggio è altrettanto insuperabile, troppo lungo, troppo freddo d’inverno e troppo paludoso d’estate, dunque molto pericoloso. Si può considerare che le crociate siano state anche un tentativo per avvicinarsi al medio oriente e aprire le porte di questo mondo misterioso. Tutti gli intermediari che assicurano il trasporto di questa merce trattengono il loro dazio, questo aumenta il prezzo finale in proporzioni esagerate. Anche la via marittima rimane piene di rischi sconosciuti. Bisognerebbe oltrepassare il Capo di Buona Speranza per avvicinarsi all’Est. I pirati sono in agguato. Le rare navi sono arcionate, gli equipaggi passati a fil di spada. Bisogna costeggiare la terraferma in quanto i mezzi di orientamento non permettono di navigare in mare aperto. Inoltre non si conosce l’andamento dei monsoni, il che comporta un viaggio di ritorno incerto. Inoltre c’è il rischio dei tifoni che affondano le navi. Si parla di attese di parecchi anni in certi casi per il ritorno.

Si capisce meglio di fronte a tutte queste difficoltà, l’importanza della scoperta di una via che permetterebbe di evitare tutti questi ostacoli e impedimenti.

L’importazione di questo tessuto favorisce un transfert di oro e soprattutto d’argento da ovest a est; tant’è che le casse dell’Impero Romano si prosciugano in modo drammatico. Non ci sono più sufficienti risorse per pagare i mercenari a guardia delle frontiere. Più tardi saranno le miniere d’argento di Potosì in Perù che serviranno agli spagnoli per pagare la seta.

Neanche gli ambasciatori inviati presso i cinesi hanno possibilità di riuscita. Fortunati quelli che riescono a far ritorno.. La maggior parte non è nemmeno riuscita a raggiungere la Cina e si è fermata in Mongolia. Nel 1253, un monaco francescano Guillaume de Robrouk, approfitta della crociata di Luigi IX, il futuro San Luigi, per cercare di raggiungere la corte del grande Koulibai Khan (nipote di Gengis Khan). Resta sei mesi in Mongolia senza riuscire a convertire l’imperatore, e senza essersi inoltrato più lontano verso est, non oltre la città di Karakoroum nel cuore della Mongolia e ancora molto lontano dalla capitale dell’impero cinese Tch’Ang-Ngan (Xi’An).

Qualche anno dopo verso l’anno 1280, Marco Polo tenta anche lui il viaggio. Al suo ritorno non crederanno al suo racconto e detterà le sue memorie a un compagno di prigionia. Sarà chiamato il Milione oppure il Libro delle Meraviglie.

Anche da parte cinese la situazione è simile: si ignora ciò che esiste in occidente. Non è forse la Cina l’impero di mezzo? Alla frontiera ci sono i terribili Unni con i quali non si discute. Sono nomadi che non coltivano la propria terra. Un’eresia per un popolo di contadini.

La via marittima non ha maggior successo. Sempre i pirati. Bisogna attendere l’arrivo di una ambasciata dai Parti (verso il 115 a.C.) perché si verifichi il legame verso occidente. I romani scoprono questo meraviglioso tessuto attraverso i mercati persiani.

Per i cinesi bisogna assolutamente mantenere segreta l’origine la fabbricazione di questo tessuto prezioso. Se si svela questo segreto il monopolio finisce. In un primo tempo, l’allevamento e il nutrimento dei bachi deve rimanere segreto di stato. Ma bisogna anche sapere come si estrae il filato. Se si aspetta troppo la crisalide buca il bozzolo e taglia il filo che diventa così inutilizzabile.

Ogni pellegrino che oltrepassa la Grande Muraglia viene minuziosamente perquisito per essere certi che non porti con se bachi o bozzoli. Se questo si verifica, il malcapitato viene messo a morte.

Molto più tardi, una principessa riuscirà a nascondere uova di bachi da seta nel suo chignon. Ma resta da scoprire come e con quale nutrimento si possono allevare i bachi.

Attraverso i secoli nascono numerose vie della Seta, a seconda dei cambiamenti climatici e delle instabilità politiche.

Oggi si vede apparire una nuova via della seta. Passa attraverso l’oceano artico, che per qualche mese all’anno non è ghiacciato a causa del riscaldamento del pianeta. Non serve più al commercio della seta, ma a tutte le materie commerciabili (compreso il Covid 19…) che la Cina riversa sull’Occidente e che drenano le nostre risorse come in passato.

(liberamente tradotto dai commenti del prof. A. Guillemenot)